
Ha suscitato molta eco l'articolo di oggi su la Repubblica (ieri sulla versione web) che riporta la scoperta di un "gene anticancro" ad opera di una equipe di ricercatori, guidata da Antonio Iavarone e Anna Lasorella, fuggiti dall'Italia nel 2000 e ora attivi alla Columbia University di New York.
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La vicenda di Iavarone e Lasorella aveva già occupato le cronache al momento della fuga, resasi necessaria, a loro dire, "per nepotismo". I due ricercatori, nel 2000, accusarono esplicitamente il Professor Renato Mastrangelo, Ordinario di Pediatria, di averli ostacolati ("mobbizzati" si direbbe oggi) per far strada al figlio, Stefano Mastrangelo. In un primo tempo Mastrangelo-padre avrebbe chiesto loro di "regalare" al rampollo il nome su lavori scientifici in via di pubblicazione, e successivamente, negato il regalo, avrebbe messo in atto il "mobbing".
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A noi (come in altre occasioni) piace andare oltre la cronaca, e vedere le basi scientifiche di tale querelle.
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Oggi Iavarone (che ci tiene a dire che la denuncia per diffamazione guadagnata si è conclusa con un nulla di fatto) è a capo di un gruppo di ricerca in Genetica Oncologica, ed il lavoro a cui si riferisce la Repubblica viene pubblicato oggi su Developmental Cell. Iavarone è autore ad oggi di 44 lavori recensiti su PubMed (dai 90 segnalati da PubMed occorre sottrarne circa la metà per omonimie). E' un numero che può sembrare non eccezionale, ma è la qualità di tali lavori che colpisce: ben 5 lavori su Nature (Impact Factor della rivista 28,7), oltre che 3 su PNAS (IF 9,6), 6 su Cancer Res (IF 7,7), uno su Nat Rev Ca (IF 29,2), e 4 su Mol Cell Biol (IF 6,4). Bastano solo questi 19 lavori per arrivare a 250 di Impact Factor.
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Nel frattempo Stefano Mastrangelo è diventato Ricercatore all'Università Cattolica di Roma in Pediatria, MED/38 (qui gli atti del concorso, bandito nella seconda sessione del 2005), mentre il padre, Professore Ordinario nello stesso Istituto, è andato in pensione nello stesso periodo. Leggendo le carte pero' non emergono grossi scandali a favore di Mastrangelo: tra i 5 candidati, tutti interni all'istituto (4 presentatisi allo scritto e solo 3 all'orale: due i vincitori, Mastrangelo e Lazzareschi, la terza, Maurizi, vincera' un concorso analogo sempre alla Cattolica qualche anno dopo), il curriculum di Mastrangelo è il più brillante: incrociando la data del bando con le date su PubMed si può dedurre che Mastrangelo avesse circa 34 lavori citati su PubMed al momento del concorso, l'altra vincitrice, Lazzareschi, 8, mentre, tra gli sconfitti o ritirati, Caresta 16, Genovese 14, Maurizi 8. La commissione si è dunque dovuta adoperare più per Lazzareschi che per Mastrangelo, cercando di affondare Caresta o Genovese. Punti di esilarante ironia si possono leggere nella relazione finale dove, di alcuni lavori di Genovese, si dice che "le pubblicazioni mostrano apparentemente un elevato fattore di impatto, ma deve essere sottolineato che due dei lavori pubblicati su riviste ad alto o altissimo fattore di impatto sono studi collaborativi internazionali con la partecipazione di centinaia di studiosi..."
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Il DM del 29 luglio sui nuovi criteri per le valutazioni ai concorsi da ricercatore potrà porre fine a questo scempio?